Il progetto

9 marzo 2020: il giorno in cui tutto è iniziato.

Lockdown. Confinamento, se preferite.

La sera dell’8 marzo, il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte annuncia in conferenza stampa l’inizio della quarantena nazionale.

Si chiude tutto (o quasi). Non possiamo più uscire, non possiamo più vedere i nostri cari e amici, non possiamo più andare a lavorare, né a fare un aperitivo dopo il lavoro. Non possiamo fare una passeggiata, o andare a cena da mamma e papà. A malapena la spesa, per sopravvivere.

Si chiudono le scuole, le palestre, i ristoranti, le aziende. Si ferma il Campionato.

 

Scordiamoci tutto, tutta quella che è stata la nostra vita fin qui: restiamo a casa, chiusi in casa. Per giorni, per mesi: fuori c’è un nemico invisibile e mortale, che usa i nostri corpi come arma per uccidere chi ci si avvicina.

 

La gente muore, i nostri vicini muoiono. Il mondo muore. Una strage veloce e incontenibile, che ci terrorizza e immobilizza. La situazione precipita in pochi giorni e noi, impotenti, accettiamo il nostro destino.

Distanziamento, confinamento… Lockdown.

 

Tutti dentro. Ma fuori…

Fuori c’è un momento storico assurdo e terribile, pericoloso e mai vissuto prima dalle nostre generazioni.

Una situazione da cui ci dobbiamo nascondere, se vogliamo vivere.

Qualcosa di mai visto in precedenza si è abbattuto sulla nostra Società, stravolgendola fino alle fondamenta.

 

Passiamo ore a guardare dalla finestra, con una voce che prima sussurra, e poi sempre più forte parla, e urla: esci! Sei un fotografo. Prendi la macchina ed esci a raccontare, a testimoniare quello che sta succedendo. Perché tanti non lo vedranno. Perché nessuno dimentichi.

 

Ma non possiamo: non siamo fotografi di guerra, non siamo superiori alle autorità, né alle restrizioni. Dobbiamo stare in casa.

Eppure, bisogna che qualcuno fotografi quello che sta succedendo per le vie dei luoghi in cui siamo nati e cresciuti.

 

Siamo cittadini come gli altri, ma sentiamo il dovere civico di creare una memoria storica di quello che sta succedendo. Dobbiamo farlo, ma non possiamo.

 

E poi succede qualcosa: ci confrontiamo a distanza, e decidiamo di contattare le Amministrazioni Comunali, per raccontare quello che vogliamo fare.

Le risposte vanno oltre le nostre aspettative: sì, siamo d’accordo, è necessario creare una testimonianza.  Ogni Comune, con le proprie modalità (leggi la sezione..), e per quello che le forze di Polizia permettono, ci garantisce il supporto necessario. Andate, e fate attenzione.

 Scriviamo mail alla Polizia Locale, alla Stradale, ai Carabinieri, informiamo chiunque.

E diventiamo i fotografi ufficiali, i testimoni volontari che racconteranno l’emergenza Covid-19 nei nostri Comuni.

 

Autorizzazioni, permessi, autocertificazioni, protocolli. Stampiamo pile di documenti da mettere nello zaino, e finalmente siamo pronti: si comincia!

  • Arluno

    Emanuel Galimberti

  • Settimo Milanese

    Francesco Brunello

  • Magenta

    Mattia Milazzo ed Emanuel Galimberti

  • Robecco sul Naviglio

    Mattia Milazzo

Seguici

Le immagini sono protette da coypright © 2020

Per contatti: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.